Carlo Basilico, tra pittura e decorazione
I dipinti di Carlo Basilico corrono sul filo di un diario domestico realizzato nei momenti di sosta, liberi dal lavoro. Nei giorni di privamera, nei pomeriggi assolati d'estate, negli autunni nebbiosi di Chiasso, al sopraggiungere delle prime nevi.
Carlo Basilico nasce nel 1895 a Rancate in una famiglia di lavoratori. Il padre Adolfo era originario di Ceriano Laghetto, in provincia di Monza e Brianza, la madre Cecilia una Luisoni di Stabio. All'età di 14 anni parte per Torino dove di giorno lavora e la sera frequenta le Scuole Tecniche Operaie di San Carlo. Si diploma nel 1915 ottenendo la Medaglia d'argento in Ornato. Questo premio gli apre le porte delle botteghe dei pittori torinesi Meriglio e Cornaglia. L'ambizione di essere artista-pittore è già presente durante la formazione.
Nel 1916, in piena guerra, raggiunge la famiglia a Rancate. Prima lavora con il pittore Cesare Rusca di Ligornetto. Dal 1918 entra a far parte dell'impresa di decorazione di Pietro Prada con sede in via Cantoni a Chiasso. Nel 1920 si sposa con Irma Prada, figlia di Pietro Prada. Nel 1922 nasce la primogenita Graziella. Dopo la morte del suocero, avvenuta nel 1926, Carlo Basilico conduce l'impresa Prada oltre la crisi degli anni Trenta. 10 anni difficili che non gli impediscono di creare una bella serie di dipinti e far parte della Società ticinese di Belle Arti, esponendo alle mostre annuali a Lugano, al Kunsthaus di Zurigo nel 1930 e 1945 e all'Esposizione nazionale svizzera di Zurigo nel 1939.
Dopo gli iniziali ritratti, autoritratti e studi di modello accademici in bianco e nero, emergono le prime "caratterizzazioni" vere e proprie. Lo sguardo teso verso l'arte, manifestando contemporaneamente anche l'anima più vera e nascosta del colorista che sciorina gamme di colori su paesaggi, angoli di case e familiari. Mentre la produzione ornamentale si adatta a stili e generi del momento a soddisfazione della committenza.
Carlo Basilico sentiva a lui congeniale esprimersi con tecniche diverse. Il disegno, leggero e delicato nel cogliere la moglie mentre dorme. Essenziale, energico e scultoreo, quando cerca di fissare le forme del nipotino. Forte duro e sicuro, come se operasse di puntasecca quando dà corpo al dolore. O ridotto all'essenziale con esiti di una modernità sorprendente. L'acquarello, che procede per macchie, leggero e atmosferico, dai toni bassi della luce invernale, al colpo di luce sulla superficie riflettente dei cachi, alternando la calma di un paesaggio con un filare di vite, ai guizzi di una baca che se ne va, al silenzio di una figura.
La sua pittura è dominata da un colorismo inusuale alle nostre latitudini. Un colore allo stato puro, non miscelato sulla tavolozza, dato per rapidi tocchi, spesso giocato sul contrappunto tra zona di luce o di ombra. Lumeggiature delicate, picchiettature di colore, toni pastello e ombre colorate. Ma poi anche colori accesi, antinaturalistici, con la pennellata più intensa, le ombre colorate e il gioco tra le cromie. Toni drammatici, cupi e inquietanti, negli anni difficili della crisi, in contrasto con le passate dolcezze emozionali e le intimità domestiche screziate da tocchi di luce-colore, poi ritrovate nel corso degli anni Cinquanta, vibranti nel tratteggio e mobili nel segno.
Il grande affetto per la madre, Mam Zila, la continua indagine su sé stesso, tanto a livello fisico quanto psicologico. L'osservazione dell'armonia familiare. La contemplazione degli angoli di casa e la grande passione per i paesaggi. Sono questi i temi e forme dell'arte di Carlo Basilico, sempre ispirati dal sentimento del vero e sorretti da uno sguardo contemplativo, che pur dando risalto alla luce-colore, coglie la realtà nel suo attimo fuggente.
Dal saggio in catalogo di Claudio Guarda "Carlo Basilico (1895-1966). La pittura come le pagine di un diario".